Buscetta, nella seconda metà degli anni 80, non rivelò a Giovanni Falcone quanto a sua conoscenza sui rapporti tra cosa nostra e la politica, perché riteneva che .
Inserire quest'obbligo significa garantire che l'interrogatorio si è svolto all'interno della normale dialettica processuale tra accusa e difesa, che costituisce l'unica vera garanzia di un processo ispirato ai principi liberal democratici.
Comporta infatti una riflessione sul ruolo degli avvocati e dei collaboratori e, più in generale, sul ruolo della professione d'avvocato in questo momento.
Un buon Numero di loro, per le caratteristiche dello studio professionale, per mancanza di mezzi informatici, per mancanza di collaboratori, per ristrettezza delle condizioni economiche, si trova in difficoltà a fronteggiare un magistrato spesso motivato idealmente, che sa usare bene i mezzi informatici e dispone di nuclei di polizia giudiziaria particolarmente capaci.
Il riequilibrio non si attua riducendo il peso della magistratura - e l'attacco alla legge sui pentiti ha in qualche esponente anche questa motivazione -, ma irrobustendo la professione forense, anche per una migliore garanzia dei diritti di tutti i cittadini.
Tuttavia qualche problema potrebbe esserci per la commissione esteri alla cui presidenza è candidato l'esponente di Alleanza Nazionale Mirko Tremaglia: una candidatura più subìta che gradita dalla Lega Nord, che tuttavia dovrebbe rispettare gli accordi.
Infatti per la maggioranza la commissione di vigilanza sulla Rai e soprattutto l'antimafia, non possono essere considerate tra quelle di controllo, avendo un forte peso politico.
E così non ha avuto sinora successo il tentativo del ministro per i rapporti con il parlamento, Giuliano Ferrara, che ieri ha incontrato separatamente le delegazioni dei progressisti e del Ppi e che oggi incontrerà Rifondazione Comunista.
A questo punto è solo possibile un accordo di cortesia costituzionale, per impedire che salga troppo la febbre e la febbriciattola parlamentare, e che dia riconoscimento a singole personalità dell'opposizione, affidando loro la guida di qualche commissione.
Non si può pretendere che la maggioranza rinunci a esercitare il proprio ruolo di indirizzo politico legislativo> di tutt'altro tono le considerazioni delle opposizioni di sinistra.
Ppi, sospesi i 4 'ribelli' - la direzione del Ppi si è riunita ieri in vista della riunione di oggi del consiglio nazionale, che dovrà anche definitivamente stabilire la data del congresso, indicata per l'8 luglio.
È stata decisa la sospensione dei quattro senatori dissenzienti che hanno permesso al governo di avere la fiducia al senato: sei mesi per Grillo, 3 per Sanoletti, Cusumano e Cecchi Gori.
Con la diversa durata delle sanzioni si è inteso sottolineare che la 'disobbedienza' è stata un fatto politico, non disciplinare, e che quindi Grillo meritava un trattamento più severo proprio per le argomentazioni politiche con cui ha motivato il suo dissenso nel corso del dibattito sulla fiducia.
Sotto processo ex deputati e senatori della prima repubblica, sottosegretari e presidenti di commissioni, volti noti e meno noti del vecchio parlamento.
E a giudizio pure Umberto Bossi, leader della Lega Nord salita al governo dopo il ribaltone del 27 marzo, e il suo segretario organizzativo Alessandro Patelli, candidato alle prossime elezioni europee.
Tutti caduti nel grande calderone della maxitangente miliardaria di Enimont o travolti dal fiume dei finanziamenti illeciti partiti dal gruppo Ferruzzi.
Così ha deciso ieri il giudice Italo Ghitti, ordinando il rinvio a giudizio di 32 imputati eccellenti accusati a vario titolo di violazione della legge sul finanziamento pubblico dei partiti, appropriazione indebita e falso in bilancio.
Su di loro i riflettori del processo Enimont si accenderanno martedì cinque luglio nell'aula della quinta sezione del tribunale penale di Milano, presieduta dal giudice Romeo Simi De Burgis.
Sulla scena saliranno i testimoni più importanti che si sono avvicendati nei sei mesi del processo Cusani, ma questa volta nella veste più scomoda di protagonisti.
E ci saranno anche i vecchi vertici e gli ex manager della Ferruzzi: l'ex amministratore delegato della Montedison Carlo Sama, l'ex presidente Giuseppe Garofano, Luigi Bisignani, Marcello Portesi, Emilio Binda, Romano Venturi.
Non sarà presente, invece, l'uomo della finanza occulta del gruppo di Ravenna, Pino Berlini, la cui posizione è stata stralciata in attesa che il finanziere provveda a consegnare alla procura di Milano 52 miliardi di lire destinati alla Montedison.
Ghitti ha anche deciso di accogliere la richiesta di patteggiamento formulata da altri quattro imputati, Marcello Pagani, Carlo Croce, Giuseppe Druetti e Giuseppina Conti, per i quali la sentenza arriverà già dopodomani.
Con la sua ordinanza, Ghitti ha confermato l'impianto accusatorio della procura, accogliendo praticamente tutte le richieste del pm Antonio Di Pietro, rappresentato ieri in aula dai sostituti Elio Ramondini e Piercamillo Davigo.
Una decisione importante Ghitti l'ha riservata all'imputato numero uno del processo: l'ex segretario del Psi Bettino Craxi, protagonista di un 'braccio di ferro' con i magistrati di mani pulite e attualmente in cura in una clinica tunisina.
Il Certificato medico presentato dai difensori dell'ex presidente del consiglio, Enzo e Salvatore Lo Giudice, con la richiesta di uno stralcio della sua posizione processuale, è stato giudicato insufficiente da Ghitti, perché nel documento non si afferma che l'imputato è intrasportabile.
Secondo il giudice dell'udienza preliminare, infatti, Craxi avrebbe avuto la possibilità di rientrare in Italia e, dunque, deve essere considerato contumace.
Una misura, quest'ultima, criticata aspramente dall'avvocato Salvatore Lo Giudice, che ha anche condannato la sovrapposizione dei dibattimenti a carico dell'ex deputato:
Nell'aula del processo potrebbe comparire invece, in qualità di testimone, il senatore Gianfranco Miglio, protagonista di una clamorosa rottura con il segretario della Lega Nord, Umberto Bossi, rinviato a giudizio per i 200 milioni consegnati da Sama all'ex cassiere del carroccio Alessandro Patelli nel marzo novantadue.
Ghitti ha infatti accolto la richiesta di acquisizione agli atti dell'interrogatorio reso il 20 dicembre dallo stesso Bossi e della deposizione di Miglio a Di Pietro di venerdì scorso.
Da Renato Altissimo a Romano Venturi, il lungo elenco dei 32 rinviati a giudizio comprende otto ex parlamentari del Psi, cinque della Dc, tre del Pri, due esponenti della Lega Nord, e uno rispettivamente del Pli e del Psdi.
Secondo Di Pietro, tutti colpevoli: per aver intascato otto milioni in buoni benzina, come l'ex Dc Carlo Senaldi e l'ex Psi Andrea Buffoni, o 11 miliardi di lire, come l'ex presidente del consiglio, Bettino Craxi.
E la Fininvest, a sua volta, ribadisce di aver scrupolosamente osservato la legge, formulando un'offerta a tutti i partiti, pubblicandola a pagamento su diversi quotidiani e praticando la parità di condizioni prescritta dalla legge e dal regolamento del garante ai partiti aderenti, e cioè Forza Italia, Alleanza Nazionale e Partito Popolare.
Ieri, infine, il comitato per i tre referendum sulla legge Mammì ha protestato per il suo mancato ricevimento da parte del presidente della camera, Irene Pivetti.
La perizia sul corpo dell'ex direttore delle partecipazioni statali Sergio Castellari procede a piccoli passi ma sembra ora puntare in modo più convinto verso l'omicidio.
Questa, almeno, l'opinione provvisoria di uno degli esperti balistici incaricati dal pm Davide Iori di far luce sulla misteriosa morte del funzionario trovato su una collina fuori Roma, quindici mesi fa.
I risultati della perizia saranno depositati a metà giugno, ma già da ora sono diversi i particolari che non quadrano, secondo il perito: il cane era alzato, eppure non si capisce come Castellari abbia potuto avere la forza di riarmarlo, dopo essersi sparato una prima volta con la sua 'Smith e Wesson' calibro 38, carica a proiettili 'rafforzati'.
Alcune tracce di ruggine, infatti, farebbero pensare che l'arma fu collocata nella cintura dei pantaloni almeno 4 o 5 giorni prima del ritrovamento del corpo.
(dal nostro corrispondente) Washington - il ministro degli esteri italiano Antonio Martino rientra questa mattina a Roma dopo la sua prima missione ufficiale negli Stati Uniti e quando riferirà al governo e al presidente del consiglio Silvio Berlusconi l'esito della sua visita potrà affermare con sicurezza di aver raggiunto il primo dei suoi obiettivi importanti, quello cioè di rassicurare i principali interlocutori stranieri della responsabilità e disponibilità del nuovo corso politico italiano.
Innanzitutto nei confronti dei massimi esponenti dell'amministrazione, nei confronti dei media, nei confronti della comunità ebraica e nei confronti degli operatori di mercato che, secondo Martino, debbono essere rassicurati delle prospettive di medio periodo per il rischio Italia.
Il ministro italiano ha raccolto prima di tutto un successo personale, ha spiegato in inglese perfetto ai suoi interlocutori gli obiettivi politici del nuovo governo, la situazione politica italiana, e soprattutto ha cercato di eliminare le preoccupazioni che si erano registrate negli Stati Uniti per la presenza di elementi dell'estrema destra nel nuovo governo.
Con Christopher Martino ha discusso delle priorità italiane, ad esempio la volontà di entrare a far parte del gruppo di contatto in Bosnia o la determinazione a testimoniare un allargamento del consiglio di sicurezza permanente delle Nazioni Unite in modo tale da includere anche il nostro paese.
Christopher ha cercato di guadagnare tempo, ha spiegato che la strutturazione del gruppo di contatto comporta a questo punto una serie di limitazioni logistiche sul piano organizzativo e che l'aggiunta di un altro membro potrebbe creare nuove complicazioni.
Martino ha ribadito che dal momento che l'Italia fornisce basi aeree dalle quali partono le missioni l'argomento dovrà essere risolto in un modo o nell'altro.
Per la questione delle Nazioni Unite il discorso è stato rimandato ad un secondo ciclo di colloqui visto che si tratta di una scadenza più lunga nel tempo, mentre per la questione dei rapporti di fondo fra i due paesi Christopher e Martino si sono trovati in perfetta sintonia.
In mattinata, durante un incontro con Lester Pollack, presidente delle organizzazioni israelitiche americane, Martino ha dato un'anticipazione su uno degli argomenti che saranno trattati proprio alle riunioni annuali del gruppo dei sette di Napoli, la volontà italiana cioè di chiedere ai paesi arabi di sospendere immediatamente l'embargo economico che ancora vige in alcuni casi nei confronti di Israele:
Mi ha anche rassicurato sul rischio di rigurgiti neofascisti ricordandomi con quale decisione sono stati presi provvedimenti a Vicenza per rimuovere questore e prefetto e mi ha spiegato le ragioni per le quali non crede che vi sia all'interno del governo il rischio di un rigurgito di stampo neofascista>.
Martino ha confermato che il governo Berlusconi assumerà un atteggiamento quanto più possibile parziale dando l'impressione che i precedenti governi avevano assunto una posizione più filoaraba che neutrale.