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ressate / doverebbero risecarsi con la spada, non che con la lingua. Fol. 392

Non manchetanno i miei studi di portare il caritativo soccorso a i popoli depredati. Riceva il mondo per ministerio della mia voce la theologica verità, che liberando gli ingegni, assicura i patrimonii. Nella pratica delle decime deveno escludersi tre errori incomporta- bili. Propongo peró tre conclusioni corrective del clero, e con elle recurero il possesso delle proprie sostanze a gli spogliati padroni. Prima: le decime devono contribuirsi ad arbitrio. Seconda: & peccato darle a i sacerdoti peccatori Terza e sproposito pagarle a i sa- cerdoti ricchi.

Capo 5.9

Discerniamo della prima. Io non pongo le manette alla miseri- cordia spontanea, io in quest controverse la decisione di Christo, e le glose di Paolo ammaestrato da quelle dottrine non erranti alzó la voce et esclamo: ,Udite habitatori della terra, obedite fedele della chiesa, i dispensatori de i misterii si dovono le decime delle possessioni. Potrà dirsi, che questo sia un parlare d'antropofago barbaro!^ Barbario e il volere i doni con la violenza il riscuotere per debiti le limosine. Assentite dunque, o popoli, esorto a donar le decime, non constringo a pagarle. La pietà ve li consiglia non ve li comanda la conscienza. Che tumulto farà contro / a questa conclusione la preterita interessata. Non mi spaventa la moltitudine de i iniqui gli metteró tutti in fuga con la forza di due paroli: Gratis date!^ Havete inteso!? Ha forsi bisogno d'edipo questo enigma? Che cavellationi potranno mai intorbidare in oraculo tanto chiaro? Hon lo farebbe tutto il cielo che la mente del mente del legislatore mentre commanda il donare dia jurisditione di vendere questa novità cuore della controversia non occorre stancare con più colpi il voto. Dunque e chiaro, che i sacerdoti non possono pre- tendere il danaro. non è men chiaro che i popoli anco non devono pagarlo. Isaia compose già il motto che doverebbe leggersi sopra la porta d'ogni tempi: , Venite, emite absque argento et abs- que ulla commutatione." Ma la perfidia cautelata dei sacerdoti ve- nali non vuole instruire con ragioni di tanto pregiuditio la parte avversa, e la sfrontata ingordigia de i doganieri ecclesiastici senti- rebbe darsi troppo mentite da i pochi parole. Quanta è la forza della verità! come presto conclude! Già la lite & finita e la sen- tenza si puó pronunciare senza appello, non sono ne i crediti del sacerdotio, ne debiti nel popolo le decime.

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Fol. 39^



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