Sentence view

Universal Dependencies - Italian - Old

LanguageItalian
ProjectOld
Corpus Partdev

Text: -


showing 101 - 200 of 316 • previousnext


[1] tree
Quel traditor che vede pur con l'uno, e tien la terra che tale qui meco vorrebbe di vedere esser digiuno, farà venirli a parlamento seco ; poi farà , ch'al vento di Focara non sarà lor mestier voto preco».
s-101
OldItalian_Dante_Inferno-1003
Quel traditor che vede pur con l'uno, e tien la terra che tale qui meco vorrebbe di vedere esser digiuno, farà venirli a parlamento seco; poi farà sì, ch'al vento di Focara non sarà lor mestier voto né preco».
[2] tree
E io a lui: «Dimostrami e dichiara, se vuo' ch'i' porti di te novella, chi è colui da la veduta amara».
s-102
OldItalian_Dante_Inferno-1004
E io a lui: «Dimostrami e dichiara, se vuo' ch'i' porti sù di te novella, chi è colui da la veduta amara».
[3] tree
Allor puose la mano a la mascella d'un suo compagno e la bocca li aperse, gridando: «Questi è desso, e non favella.
s-103
OldItalian_Dante_Inferno-1005
Allor puose la mano a la mascella d'un suo compagno e la bocca li aperse, gridando: «Questi è desso, e non favella.
[4] tree
Questi, scacciato, il dubitar sommerse in Cesare, affermando che 'l fornito sempre con danno l'attender sofferse».
s-104
OldItalian_Dante_Inferno-1006
Questi, scacciato, il dubitar sommerse in Cesare, affermando che 'l fornito sempre con danno l'attender sofferse».
[5] tree
Oh quanto mi pareva sbigottito con la lingua tagliata ne la strozza Curio, ch'a dir fu così ardito!
s-105
OldItalian_Dante_Inferno-1007
Oh quanto mi pareva sbigottito con la lingua tagliata ne la strozza Curio, ch'a dir fu così ardito!
[6] tree
E un ch'avea l'una e l'altra man mozza, levando i moncherin per l'aura fosca, che 'l sangue facea la faccia sozza, gridò: «Ricordera' ti anche del Mosca, che disse, lasso!, Capo ha cosa fatta, che fu mal seme per la gente tosca».
s-106
OldItalian_Dante_Inferno-1008
E un ch'avea l'una e l'altra man mozza, levando i moncherin per l'aura fosca, sì che 'l sangue facea la faccia sozza, gridò: «Ricordera' ti anche del Mosca, che disse, lasso!, “Capo ha cosa fatta”, che fu mal seme per la gente tosca».
[7] tree
E io li aggiunsi: «E morte di tua schiatta»; per ch'elli, accumulando duol con duolo, sen gio come persona trista e matta.
s-107
OldItalian_Dante_Inferno-1009
E io li aggiunsi: «E morte di tua schiatta»; per ch'elli, accumulando duol con duolo, sen gio come persona trista e matta.
[8] tree
Ma io rimasi a riguardar lo stuolo, e vidi cosa ch'io avrei paura, sanza più prova, di contarla solo; se non che coscienza m'assicura, la buona compagnia che l'uom francheggia sotto l'asbergo del sentirsi pura.
s-108
OldItalian_Dante_Inferno-1010
Ma io rimasi a riguardar lo stuolo, e vidi cosa ch'io avrei paura, sanza più prova, di contarla solo; se non che coscienza m'assicura, la buona compagnia che l'uom francheggia sotto l'asbergo del sentirsi pura.
[9] tree
Io vidi certo, e ancor par ch'io 'l veggia, un busto sanza capo andar come andavan li altri de la trista greggia; e 'l capo tronco tenea per le chiome, pesol con mano a guisa di lanterna: e quel mirava noi e dicea: «Oh me!».
s-109
OldItalian_Dante_Inferno-1011
Io vidi certo, e ancor par ch'io 'l veggia, un busto sanza capo andar sì come andavan li altri de la trista greggia; e 'l capo tronco tenea per le chiome, pesol con mano a guisa di lanterna: e quel mirava noi e dicea: «Oh me!».
[10] tree
Di facea a stesso lucerna, ed eran due in uno e uno in due; com'esser può, quei sa che governa.
s-110
OldItalian_Dante_Inferno-1012
Di sé facea a sé stesso lucerna, ed eran due in uno e uno in due; com'esser può, quei sa che sì governa.
[11] tree
Quando diritto al piè del ponte fue, levò 'l braccio alto con tutta la testa per appressarne le parole sue, che fuoro: «Or vedi la pena molesta, tu che, spirando, vai veggendo i morti: vedi s'alcuna è grande come questa.
s-111
OldItalian_Dante_Inferno-1013
Quando diritto al piè del ponte fue, levò 'l braccio alto con tutta la testa per appressarne le parole sue, che fuoro: «Or vedi la pena molesta, tu che, spirando, vai veggendo i morti: vedi s'alcuna è grande come questa.
[12] tree
E perché tu di me novella porti, sappi ch'i' son Bertram dal Bornio, quelli che diedi al re giovane i ma' conforti.
s-112
OldItalian_Dante_Inferno-1014
E perché tu di me novella porti, sappi ch'i' son Bertram dal Bornio, quelli che diedi al re giovane i ma' conforti.
[13] tree
Io feci il padre e 'l figlio in ribelli; Achitofèl non più d'Absalone e di Davìd coi malvagi punzelli.
s-113
OldItalian_Dante_Inferno-1015
Io feci il padre e 'l figlio in sé ribelli; Achitofèl non fé più d'Absalone e di Davìd coi malvagi punzelli.
[14] tree
Perch'io parti' così giunte persone, partito porto il mio cerebro, lasso!, dal suo principio ch'è in questo troncone.
s-114
OldItalian_Dante_Inferno-1016
Perch'io parti' così giunte persone, partito porto il mio cerebro, lasso!, dal suo principio ch'è in questo troncone.
[15] tree
Così s'osserva in me lo contrapasso».
s-115
OldItalian_Dante_Inferno-1017
Così s'osserva in me lo contrapasso».
[16] tree
La molta gente e le diverse piaghe avean le luci mie inebriate, che de lo stare a piangere eran vaghe.
s-116
OldItalian_Dante_Inferno-1018
La molta gente e le diverse piaghe avean le luci mie sì inebriate, che de lo stare a piangere eran vaghe.
[17] tree
Ma Virgilio mi disse: «Che pur guate? perché la vista tua pur si soffolge giù tra l'ombre triste smozzicate? Tu non hai fatto a l'altre bolge; pensa, se tu annoverar le credi, che miglia ventidue la valle volge.
s-117
OldItalian_Dante_Inferno-1019
Ma Virgilio mi disse: «Che pur guate? perché la vista tua pur si soffolge là giù tra l'ombre triste smozzicate? Tu non hai fatto sì a l'altre bolge; pensa, se tu annoverar le credi, che miglia ventidue la valle volge.
[18] tree
E già la luna è sotto i nostri piedi; lo tempo è poco omai che n'è concesso, e altro è da veder che tu non vedi».
s-118
OldItalian_Dante_Inferno-1020
E già la luna è sotto i nostri piedi; lo tempo è poco omai che n'è concesso, e altro è da veder che tu non vedi».
[19] tree
«Se tu avessi», rispuos'io appresso, «atteso a la cagion perch'io guardava, forse m'avresti ancor lo star dimesso».
s-119
OldItalian_Dante_Inferno-1021
«Se tu avessi», rispuos'io appresso, «atteso a la cagion perch'io guardava, forse m'avresti ancor lo star dimesso».
[20] tree
Parte sen giva, e io retro li andava, lo duca, già faccendo la risposta, e soggiugnendo: «dentro a quella cava dov'io tenea or li occhi a posta, credo ch'un spirto del mio sangue pianga la colpa che giù cotanto costa».
s-120
OldItalian_Dante_Inferno-1022
Parte sen giva, e io retro li andava, lo duca, già faccendo la risposta, e soggiugnendo: «dentro a quella cava dov'io tenea or li occhi sì a posta, credo ch'un spirto del mio sangue pianga la colpa che là giù cotanto costa».
[21] tree
Allor disse 'l maestro: «Non si franga lo tuo pensier da qui innanzi sovr'ello.
s-121
OldItalian_Dante_Inferno-1023
Allor disse 'l maestro: «Non si franga lo tuo pensier da qui innanzi sovr'ello.
[22] tree
Attendi ad altro, ed ei si rimanga; ch'io vidi lui a piè del ponticello mostrarti e minacciar forte col dito, e udi' 'l nominar Geri del Bello.
s-122
OldItalian_Dante_Inferno-1024
Attendi ad altro, ed ei là si rimanga; ch'io vidi lui a piè del ponticello mostrarti e minacciar forte col dito, e udi' 'l nominar Geri del Bello.
[23] tree
Tu eri allor del tutto impedito sovra colui che già tenne Altaforte, che non guardasti in , fu partito».
s-123
OldItalian_Dante_Inferno-1025
Tu eri allor sì del tutto impedito sovra colui che già tenne Altaforte, che non guardasti in là, sì fu partito».
[24] tree
«O duca mio, la violenta morte che non li è vendicata ancor», diss'io, «per alcun che de l'onta sia consorte, fece lui disdegnoso; ond'el sen gio sanza parlarmi , com'io estimo: e in ciò m'ha el fatto a più pio».
s-124
OldItalian_Dante_Inferno-1026
«O duca mio, la violenta morte che non li è vendicata ancor», diss'io, «per alcun che de l'onta sia consorte, fece lui disdegnoso; ond'el sen gio sanza parlarmi, sì com'io estimo: e in ciò m'ha el fatto a sé più pio».
[25] tree
Così parlammo infino al loco primo che de lo scoglio l'altra valle mostra, se più lume vi fosse, tutto ad imo.
s-125
OldItalian_Dante_Inferno-1027
Così parlammo infino al loco primo che de lo scoglio l'altra valle mostra, se più lume vi fosse, tutto ad imo.
[26] tree
Quando noi fummo sor l'ultima chiostra di Malebolge, che i suoi conversi potean parere a la veduta nostra, lamenti saettaron me diversi, che di pietà ferrati avean li strali; ond'io li orecchi con le man copersi.
s-126
OldItalian_Dante_Inferno-1028
Quando noi fummo sor l'ultima chiostra di Malebolge, sì che i suoi conversi potean parere a la veduta nostra, lamenti saettaron me diversi, che di pietà ferrati avean li strali; ond'io li orecchi con le man copersi.
[27] tree
Qual dolor fora, se de li spedali di Valdichiana tra 'l luglio e 'l settembre e di Maremma e di Sardigna i mali fossero in una fossa tutti 'nsembre, tal era quivi, e tal puzzo n'usciva qual suol venir de le marcite membre.
s-127
OldItalian_Dante_Inferno-1029
Qual dolor fora, se de li spedali di Valdichiana tra 'l luglio e 'l settembre e di Maremma e di Sardigna i mali fossero in una fossa tutti 'nsembre, tal era quivi, e tal puzzo n'usciva qual suol venir de le marcite membre.
[28] tree
Noi discendemmo in su l'ultima riva del lungo scoglio, pur da man sinistra; e allor fu la mia vista più viva giù ver' lo fondo, 've la ministra de l'alto Sire infallibil giustizia punisce i falsador che qui registra.
s-128
OldItalian_Dante_Inferno-1030
Noi discendemmo in su l'ultima riva del lungo scoglio, pur da man sinistra; e allor fu la mia vista più viva giù ver' lo fondo, là 've la ministra de l'alto Sire infallibil giustizia punisce i falsador che qui registra.
[29] tree
Non credo ch'a veder maggior tristizia fosse in Egina il popol tutto infermo, quando fu l'aere pien di malizia, che li animali, infino al picciol vermo, cascaron tutti, e poi le genti antiche, secondo che i poeti hanno per fermo, si ristorar di seme di formiche; ch'era a veder per quella oscura valle languir li spirti per diverse biche.
s-129
OldItalian_Dante_Inferno-1031
Non credo ch'a veder maggior tristizia fosse in Egina il popol tutto infermo, quando fu l'aere sì pien di malizia, che li animali, infino al picciol vermo, cascaron tutti, e poi le genti antiche, secondo che i poeti hanno per fermo, si ristorar di seme di formiche; ch'era a veder per quella oscura valle languir li spirti per diverse biche.
[30] tree
Qual sovra 'l ventre e qual sovra le spalle l'un de l'altro giacea, e qual carpone si trasmutava per lo tristo calle.
s-130
OldItalian_Dante_Inferno-1032
Qual sovra 'l ventre e qual sovra le spalle l'un de l'altro giacea, e qual carpone si trasmutava per lo tristo calle.
[31] tree
Passo passo andavam sanza sermone, guardando e ascoltando li ammalati, che non potean levar le lor persone.
s-131
OldItalian_Dante_Inferno-1033
Passo passo andavam sanza sermone, guardando e ascoltando li ammalati, che non potean levar le lor persone.
[32] tree
Io vidi due sedere a poggiati, com'a scaldar si poggia tegghia a tegghia, dal capo al piè di schianze macolati; e non vidi già mai menare stregghia a ragazzo aspettato dal segnorso , a colui che mal volontier vegghia, come ciascun menava spesso il morso de l'unghie sopra per la gran rabbia del pizzicor, che non ha più soccorso; e traevan giù l'unghie la scabbia, come coltel di scardova le scaglie o d'altro pesce che più larghe l'abbia.
s-132
OldItalian_Dante_Inferno-1034
Io vidi due sedere a sé poggiati, com'a scaldar si poggia tegghia a tegghia, dal capo al piè di schianze macolati; e non vidi già mai menare stregghia a ragazzo aspettato dal segnorso, né a colui che mal volontier vegghia, come ciascun menava spesso il morso de l'unghie sopra sé per la gran rabbia del pizzicor, che non ha più soccorso; e sì traevan giù l'unghie la scabbia, come coltel di scardova le scaglie o d'altro pesce che più larghe l'abbia.
[33] tree
«O tu che con le dita ti dismaglie», cominciò 'l duca mio a l'un di loro, «e che fai d'esse talvolta tanaglie, dinne s'alcun Latino è tra costoro che son quinc'entro, se l'unghia ti basti etternalmente a cotesto lavoro».
s-133
OldItalian_Dante_Inferno-1035
«O tu che con le dita ti dismaglie», cominciò 'l duca mio a l'un di loro, «e che fai d'esse talvolta tanaglie, dinne s'alcun Latino è tra costoro che son quinc'entro, se l'unghia ti basti etternalmente a cotesto lavoro».
[34] tree
«Latin siam noi, che tu vedi guasti qui ambedue», rispuose l'un piangendo; «ma tu chi se' che di noi dimandasti?».
s-134
OldItalian_Dante_Inferno-1036
«Latin siam noi, che tu vedi sì guasti qui ambedue», rispuose l'un piangendo; «ma tu chi se' che di noi dimandasti?».
[35] tree
E 'l duca disse: «I' son un che discendo con questo vivo giù di balzo in balzo, e di mostrar lo 'nferno a lui intendo».
s-135
OldItalian_Dante_Inferno-1037
E 'l duca disse: «I' son un che discendo con questo vivo giù di balzo in balzo, e di mostrar lo 'nferno a lui intendo».
[36] tree
Allor si ruppe lo comun rincalzo; e tremando ciascuno a me si volse con altri che l'udiron di rimbalzo.
s-136
OldItalian_Dante_Inferno-1038
Allor si ruppe lo comun rincalzo; e tremando ciascuno a me si volse con altri che l'udiron di rimbalzo.
[37] tree
Lo buon maestro a me tutto s'accolse, dicendo: « a lor ciò che tu vuoli»; e io incominciai, poscia ch'ei volse: «se la vostra memoria non s'imboli nel primo mondo da l'umane menti, ma s'ella viva sotto molti soli, ditemi chi voi siete e di che genti; la vostra sconcia e fastidiosa pena di palesarvi a me non vi spaventi».
s-137
OldItalian_Dante_Inferno-1039
Lo buon maestro a me tutto s'accolse, dicendo: «Dì a lor ciò che tu vuoli»; e io incominciai, poscia ch'ei volse: «se la vostra memoria non s'imboli nel primo mondo da l'umane menti, ma s'ella viva sotto molti soli, ditemi chi voi siete e di che genti; la vostra sconcia e fastidiosa pena di palesarvi a me non vi spaventi».
[38] tree
«Io fui d'Arezzo, e Albero da Siena», rispuose l'un, «mi mettere al foco; ma quel per ch'io mori' qui non mi mena.
s-138
OldItalian_Dante_Inferno-1040
«Io fui d'Arezzo, e Albero da Siena», rispuose l'un, «mi fé mettere al foco; ma quel per ch'io mori' qui non mi mena.
[39] tree
Vero è ch'i' dissi lui, parlando a gioco: I' mi saprei levar per l'aere a volo; e quei, ch'avea vaghezza e senno poco, volle ch'i' li mostrassi l'arte; e solo perch'io nol feci Dedalo, mi fece ardere a tal che l'avea per figliuolo.
s-139
OldItalian_Dante_Inferno-1041
Vero è ch'i' dissi lui, parlando a gioco: “I' mi saprei levar per l'aere a volo”; e quei, ch'avea vaghezza e senno poco, volle ch'i' li mostrassi l'arte; e solo perch'io nol feci Dedalo, mi fece ardere a tal che l'avea per figliuolo.
[40] tree
Ma ne l'ultima bolgia de le diece me per l'alchìmia che nel mondo usai dannò Minòs, a cui fallar non lece».
s-140
OldItalian_Dante_Inferno-1042
Ma ne l'ultima bolgia de le diece me per l'alchìmia che nel mondo usai dannò Minòs, a cui fallar non lece».
[41] tree
E io dissi al poeta: «Or fu già mai gente vana come la sanese? Certo non la francesca d'assai!».
s-141
OldItalian_Dante_Inferno-1043
E io dissi al poeta: «Or fu già mai gente sì vana come la sanese? Certo non la francesca sì d'assai!».
[42] tree
Onde l'altro lebbroso, che m'intese, rispuose al detto mio: «Tra' mene Stricca che seppe far le temperate spese, e Niccolò che la costuma ricca del garofano prima discoverse ne l'orto dove tal seme s'appicca; e tra' ne la brigata in che disperse Caccia d'Ascian la vigna e la gran fonda, e l'Abbagliato suo senno proferse.
s-142
OldItalian_Dante_Inferno-1044
Onde l'altro lebbroso, che m'intese, rispuose al detto mio: «Tra' mene Stricca che seppe far le temperate spese, e Niccolò che la costuma ricca del garofano prima discoverse ne l'orto dove tal seme s'appicca; e tra' ne la brigata in che disperse Caccia d'Ascian la vigna e la gran fonda, e l'Abbagliato suo senno proferse.
[43] tree
Ma perché sappi chi ti seconda contra i Sanesi, aguzza ver' me l'occhio, che la faccia mia ben ti risponda: vedrai ch'io son l'ombra di Capocchio, che falsai li metalli con l'alchìmia; e te dee ricordar, se ben t'adocchio, com'io fui di natura buona scimia».
s-143
OldItalian_Dante_Inferno-1045
Ma perché sappi chi sì ti seconda contra i Sanesi, aguzza ver' me l'occhio, sì che la faccia mia ben ti risponda: sì vedrai ch'io son l'ombra di Capocchio, che falsai li metalli con l'alchìmia; e te dee ricordar, se ben t'adocchio, com'io fui di natura buona scimia».
[44] tree
Nel tempo che Iunone era crucciata per Semelè contra 'l sangue tebano, come mostrò una e altra fiata, Atamante divenne tanto insano, che veggendo la moglie con due figli andar carcata da ciascuna mano, gridò: «Tendiam le reti, ch'io pigli la leonessa e ' leoncini al varco»; e poi distese i dispietati artigli, prendendo l'un ch'avea nome Learco, e rotollo e percosselo ad un sasso; e quella s'annegò con l'altro carco.
s-144
OldItalian_Dante_Inferno-1046
Nel tempo che Iunone era crucciata per Semelè contra 'l sangue tebano, come mostrò una e altra fiata, Atamante divenne tanto insano, che veggendo la moglie con due figli andar carcata da ciascuna mano, gridò: «Tendiam le reti, sì ch'io pigli la leonessa e ' leoncini al varco»; e poi distese i dispietati artigli, prendendo l'un ch'avea nome Learco, e rotollo e percosselo ad un sasso; e quella s'annegò con l'altro carco.
[45] tree
E quando la fortuna volse in basso l'altezza de' Troian che tutto ardiva, che 'nsieme col regno il re fu casso, Ecuba trista, misera e cattiva, poscia che vide Polissena morta, e del suo Polidoro in su la riva del mar si fu la dolorosa accorta, forsennata latrò come cane; tanto il dolor le la mente torta.
s-145
OldItalian_Dante_Inferno-1047
E quando la fortuna volse in basso l'altezza de' Troian che tutto ardiva, sì che 'nsieme col regno il re fu casso, Ecuba trista, misera e cattiva, poscia che vide Polissena morta, e del suo Polidoro in su la riva del mar si fu la dolorosa accorta, forsennata latrò sì come cane; tanto il dolor le fé la mente torta.
[46] tree
Ma di Tebe furie troiane si vider mai in alcun tanto crude, non punger bestie, nonché membra umane, quant'io vidi in due ombre smorte e nude, che mordendo correvan di quel modo che 'l porco quando del porcil si schiude.
s-146
OldItalian_Dante_Inferno-1048
Ma né di Tebe furie né troiane si vider mai in alcun tanto crude, non punger bestie, nonché membra umane, quant'io vidi in due ombre smorte e nude, che mordendo correvan di quel modo che 'l porco quando del porcil si schiude.
[47] tree
L'una giunse a Capocchio, e in sul nodo del collo l'assannò, che, tirando, grattar li fece il ventre al fondo sodo.
s-147
OldItalian_Dante_Inferno-1049
L'una giunse a Capocchio, e in sul nodo del collo l'assannò, sì che, tirando, grattar li fece il ventre al fondo sodo.
[48] tree
E l'Aretin che rimase, tremando mi disse: «Quel folletto è Gianni Schicchi, e va rabbioso altrui così conciando».
s-148
OldItalian_Dante_Inferno-1050
E l'Aretin che rimase, tremando mi disse: «Quel folletto è Gianni Schicchi, e va rabbioso altrui così conciando».
[49] tree
«Oh!», diss'io lui, «se l'altro non ti ficchi li denti a dosso, non ti sia fatica a dir chi è, pria che di qui si spicchi».
s-149
OldItalian_Dante_Inferno-1051
«Oh!», diss'io lui, «se l'altro non ti ficchi li denti a dosso, non ti sia fatica a dir chi è, pria che di qui si spicchi».
[50] tree
Ed elli a me: «Quell'è l'anima antica di Mirra scellerata, che divenne al padre, fuor del dritto amore, amica.
s-150
OldItalian_Dante_Inferno-1052
Ed elli a me: «Quell'è l'anima antica di Mirra scellerata, che divenne al padre, fuor del dritto amore, amica.
[51] tree
Questa a peccar con esso così venne, falsificando in altrui forma, come l'altro che sen va, sostenne, per guadagnar la donna de la torma, falsificare in Buoso Donati, testando e dando al testamento norma».
s-151
OldItalian_Dante_Inferno-1053
Questa a peccar con esso così venne, falsificando sé in altrui forma, come l'altro che là sen va, sostenne, per guadagnar la donna de la torma, falsificare in sé Buoso Donati, testando e dando al testamento norma».
[52] tree
Vidi messer Marchese, ch' ebbe spazio già di bere a Forlì con men secchezza, e fu tal, che non si sentì sazio.
s-152
OldItalian_Dante_Purgatorio-847
Vidi messer Marchese, ch' ebbe spazio già di bere a Forlì con men secchezza, e sì fu tal, che non si sentì sazio.
[53] tree
Ma come fa chi guarda e poi s' apprezza più d' un che d' altro, fei a quel da Lucca, che più parea di me aver contezza.
s-153
OldItalian_Dante_Purgatorio-848
Ma come fa chi guarda e poi s' apprezza più d' un che d' altro, fei a quel da Lucca, che più parea di me aver contezza.
[54] tree
El mormorava; e non so che «Gentucca» sentiv' io , ov' el sentia la piaga de la giustizia che li pilucca.
s-154
OldItalian_Dante_Purgatorio-849
El mormorava; e non so che «Gentucca» sentiv' io là, ov' el sentia la piaga de la giustizia che sì li pilucca.
[55] tree
«O anima», diss' io, «che par vaga di parlar meco , fa ch' io t' intenda, e te e me col tuo parlare appaga».
s-155
OldItalian_Dante_Purgatorio-850
«O anima», diss' io, «che par sì vaga di parlar meco, fa sì ch' io t' intenda, e te e me col tuo parlare appaga».
[56] tree
«Femmina è nata, e non porta ancor benda», cominciò el, «che ti farà piacere la mia città, come ch' om la riprenda.
s-156
OldItalian_Dante_Purgatorio-851
«Femmina è nata, e non porta ancor benda», cominciò el, «che ti farà piacere la mia città, come ch' om la riprenda.
[57] tree
Tu te n' andrai con questo antivedere: se nel mio mormorar prendesti errore, dichiareranti ancor le cose vere.
s-157
OldItalian_Dante_Purgatorio-852
Tu te n' andrai con questo antivedere: se nel mio mormorar prendesti errore, dichiareranti ancor le cose vere.
[58] tree
Ma s' i' veggio qui colui che fore trasse le nove rime, cominciando» Donne ch' avete intelletto d' amore «».
s-158
OldItalian_Dante_Purgatorio-853
Ma dì s' i' veggio qui colui che fore trasse le nove rime, cominciando» Donne ch' avete intelletto d' amore «».
[59] tree
E io a lui: «I' mi son un che, quando Amor mi spira, noto, e a quel modo ch' e' ditta dentro vo significando».
s-159
OldItalian_Dante_Purgatorio-854
E io a lui: «I' mi son un che, quando Amor mi spira, noto, e a quel modo ch' e' ditta dentro vo significando».
[60] tree
«O frate, issa vegg' io», diss' elli, «il nodo che 'l Notaro e Guittone e me ritenne di qua dal dolce stil novo ch' i' odo!
s-160
OldItalian_Dante_Purgatorio-855
«O frate, issa vegg' io», diss' elli, «il nodo che 'l Notaro e Guittone e me ritenne di qua dal dolce stil novo ch' i' odo!
[61] tree
Io veggio ben come le vostre penne di retro al dittator sen vanno strette, che de le nostre certo non avvenne; e qual più a gradire oltre si mette, non vede più da l' uno a l' altro stilo»; e, quasi contentato, si tacette.
s-161
OldItalian_Dante_Purgatorio-856
Io veggio ben come le vostre penne di retro al dittator sen vanno strette, che de le nostre certo non avvenne; e qual più a gradire oltre si mette, non vede più da l' uno a l' altro stilo»; e, quasi contentato, si tacette.
[62] tree
Come li augei che vernan lungo 'l Nilo, alcuna volta in aere fanno schiera, poi volan più a fretta e vanno in filo, così tutta la gente che era, volgendo 'l viso, raffrettò suo passo, e per magrezza e per voler leggera.
s-162
OldItalian_Dante_Purgatorio-857
Come li augei che vernan lungo 'l Nilo, alcuna volta in aere fanno schiera, poi volan più a fretta e vanno in filo, così tutta la gente che lì era, volgendo 'l viso, raffrettò suo passo, e per magrezza e per voler leggera.
[63] tree
E come l' uom che di trottare è lasso, lascia andar li compagni, e passeggia fin che si sfoghi l' affollar del casso, lasciò trapassar la santa greggia Forese, e dietro meco sen veniva, dicendo: «Quando fia ch' io ti riveggia?».
s-163
OldItalian_Dante_Purgatorio-858
E come l' uom che di trottare è lasso, lascia andar li compagni, e sì passeggia fin che si sfoghi l' affollar del casso, sì lasciò trapassar la santa greggia Forese, e dietro meco sen veniva, dicendo: «Quando fia ch' io ti riveggia?».
[64] tree
«Non so», rispuos' io lui, «quant' io mi viva; ma già non fia il tornar mio tantosto, ch' io non sia col voler prima a la riva; però che 'l loco u' fui a viver posto, di giorno in giorno più di ben si spolpa, e a trista ruina par disposto».
s-164
OldItalian_Dante_Purgatorio-859
«Non so», rispuos' io lui, «quant' io mi viva; ma già non fia il tornar mio tantosto, ch' io non sia col voler prima a la riva; però che 'l loco u' fui a viver posto, di giorno in giorno più di ben si spolpa, e a trista ruina par disposto».
[65] tree
«Or va», diss' el; «che quei che più n' ha colpa, vegg' io a coda d' una bestia tratto inver' la valle ove mai non si scolpa.
s-165
OldItalian_Dante_Purgatorio-860
«Or va», diss' el; «che quei che più n' ha colpa, vegg' io a coda d' una bestia tratto inver' la valle ove mai non si scolpa.
[66] tree
La bestia ad ogne passo va più ratto, crescendo sempre, fin ch' ella il percuote, e lascia il corpo vilmente disfatto.
s-166
OldItalian_Dante_Purgatorio-861
La bestia ad ogne passo va più ratto, crescendo sempre, fin ch' ella il percuote, e lascia il corpo vilmente disfatto.
[67] tree
Non hanno molto a volger quelle ruote», e drizzò li occhi al ciel, «che ti fia chiaro ciò che 'l mio dir più dichiarar non puote.
s-167
OldItalian_Dante_Purgatorio-862
Non hanno molto a volger quelle ruote», e drizzò li occhi al ciel, «che ti fia chiaro ciò che 'l mio dir più dichiarar non puote.
[68] tree
Tu ti rimani omai; ché 'l tempo è caro in questo regno, ch' io perdo troppo venendo teco a paro a paro».
s-168
OldItalian_Dante_Purgatorio-863
Tu ti rimani omai; ché 'l tempo è caro in questo regno, sì ch' io perdo troppo venendo teco sì a paro a paro».
[69] tree
Qual esce alcuna volta di gualoppo lo cavalier di schiera che cavalchi, e va per farsi onor del primo intoppo, tal si partì da noi con maggior valchi; e io rimasi in via con esso i due che fuor del mondo gran marescalchi.
s-169
OldItalian_Dante_Purgatorio-864
Qual esce alcuna volta di gualoppo lo cavalier di schiera che cavalchi, e va per farsi onor del primo intoppo, tal si partì da noi con maggior valchi; e io rimasi in via con esso i due che fuor del mondo sì gran marescalchi.
[70] tree
E quando innanzi a noi intrato fue, che li occhi miei si fero a lui seguaci, come la mente a le parole sue, parvermi i rami gravidi e vivaci d' un altro pomo, e non molto lontani per esser pur allora vòlto in laci.
s-170
OldItalian_Dante_Purgatorio-865
E quando innanzi a noi intrato fue, che li occhi miei si fero a lui seguaci, come la mente a le parole sue, parvermi i rami gravidi e vivaci d' un altro pomo, e non molto lontani per esser pur allora vòlto in laci.
[71] tree
Vidi gente sott' esso alzar le mani e gridar non so che verso le fronde, quasi bramosi fantolini e vani che pregano, e 'l pregato non risponde, ma, per fare esser ben la voglia acuta, tien alto lor disio e nol nasconde.
s-171
OldItalian_Dante_Purgatorio-866
Vidi gente sott' esso alzar le mani e gridar non so che verso le fronde, quasi bramosi fantolini e vani che pregano, e 'l pregato non risponde, ma, per fare esser ben la voglia acuta, tien alto lor disio e nol nasconde.
[72] tree
Poi si partì come ricreduta; e noi venimmo al grande arbore adesso, che tanti prieghi e lagrime rifiuta.
s-172
OldItalian_Dante_Purgatorio-867
Poi si partì sì come ricreduta; e noi venimmo al grande arbore adesso, che tanti prieghi e lagrime rifiuta.
[73] tree
«Trapassate oltre sanza farvi presso: legno è più che fu morso da Eva, e questa pianta si levò da esso».
s-173
OldItalian_Dante_Purgatorio-868
«Trapassate oltre sanza farvi presso: legno è più sù che fu morso da Eva, e questa pianta si levò da esso».
[74] tree
tra le frasche non so chi diceva; per che Virgilio e Stazio e io, ristretti, oltre andavam dal lato che si leva.
s-174
OldItalian_Dante_Purgatorio-869
Sì tra le frasche non so chi diceva; per che Virgilio e Stazio e io, ristretti, oltre andavam dal lato che si leva.
[75] tree
«Ricordivi », dicea, «d' i maladetti nei nuvoli formati, che, satolli, Teseo combatter co' doppi petti; e de li Ebrei ch' al ber si mostrar molli, per che no i volle Gedeon compagni, quando inver' Madian discese i colli».
s-175
OldItalian_Dante_Purgatorio-870
«Ricordivi», dicea, «d' i maladetti nei nuvoli formati, che, satolli, Teseo combatter co' doppi petti; e de li Ebrei ch' al ber si mostrar molli, per che no i volle Gedeon compagni, quando inver' Madian discese i colli».
[76] tree
accostati a l' un d' i due vivagni passammo, udendo colpe de la gola seguite già da miseri guadagni.
s-176
OldItalian_Dante_Purgatorio-871
Sì accostati a l' un d' i due vivagni passammo, udendo colpe de la gola seguite già da miseri guadagni.
[77] tree
Poi , rallargati per la strada sola, ben mille passi e più ci portar oltre, contemplando ciascun sanza parola.
s-177
OldItalian_Dante_Purgatorio-872
Poi , rallargati per la strada sola, ben mille passi e più ci portar oltre, contemplando ciascun sanza parola.
[78] tree
«Che andate pensando voi sol tre?», sùbita voce disse; ond' io mi scossi come fan bestie spaventate e poltre.
s-178
OldItalian_Dante_Purgatorio-873
«Che andate pensando sì voi sol tre?», sùbita voce disse; ond' io mi scossi come fan bestie spaventate e poltre.
[79] tree
Drizzai la testa per veder chi fossi; e già mai non si videro in fornace vetri o metalli lucenti e rossi, com' io vidi un che dicea: «S' a voi piace montare in , qui si convien dar volta; quinci si va chi vuole andar per pace».
s-179
OldItalian_Dante_Purgatorio-874
Drizzai la testa per veder chi fossi; e già mai non si videro in fornace vetri o metalli sì lucenti e rossi, com' io vidi un che dicea: «S' a voi piace montare in sù, qui si convien dar volta; quinci si va chi vuole andar per pace».
[80] tree
L' aspetto suo m' avea la vista tolta; per ch' io mi volsi dietro a ' miei dottori, com' om che va secondo ch' elli ascolta.
s-180
OldItalian_Dante_Purgatorio-875
L' aspetto suo m' avea la vista tolta; per ch' io mi volsi dietro a ' miei dottori, com' om che va secondo ch' elli ascolta.
[81] tree
E quale, annunziatrice de li albori, l' aura di maggio movesi e olezza, tutta impregnata da l' erba e da' fiori; tal mi senti' un vento dar per mezza la fronte, e ben senti' mover la piuma, che sentir d' ambrosia l' orezza.
s-181
OldItalian_Dante_Purgatorio-876
E quale, annunziatrice de li albori, l' aura di maggio movesi e olezza, tutta impregnata da l' erba e da' fiori; tal mi senti' un vento dar per mezza la fronte, e ben senti' mover la piuma, che fé sentir d' ambrosia l' orezza.
[82] tree
E senti' dir: «Beati cui alluma tanto di grazia, che l' amor del gusto nel petto lor troppo disir non fuma, esuriendo sempre quanto è giusto!».
s-182
OldItalian_Dante_Purgatorio-877
E senti' dir: «Beati cui alluma tanto di grazia, che l' amor del gusto nel petto lor troppo disir non fuma, esuriendo sempre quanto è giusto!».
[83] tree
Ora era onde 'l salir non volea storpio; ché 'l sole avea il cerchio di merigge lasciato al Tauro e la notte a lo Scorpio: per che, come fa l' uom che non s' affigge ma vassi a la via sua, che che li appaia, se di bisogno stimolo il trafigge, così intrammo noi per la callaia, uno innanzi altro prendendo la scala che per artezza i salitor dispaia.
s-183
OldItalian_Dante_Purgatorio-878
Ora era onde 'l salir non volea storpio; ché 'l sole avea il cerchio di merigge lasciato al Tauro e la notte a lo Scorpio: per che, come fa l' uom che non s' affigge ma vassi a la via sua, che che li appaia, se di bisogno stimolo il trafigge, così intrammo noi per la callaia, uno innanzi altro prendendo la scala che per artezza i salitor dispaia.
[84] tree
E quale il cicognin che leva l' ala per voglia di volare, e non s' attenta d' abbandonar lo nido, e giù la cala; tal era io con voglia accesa e spenta di dimandar, venendo infino a l' atto che fa colui ch' a dicer s' argomenta.
s-184
OldItalian_Dante_Purgatorio-879
E quale il cicognin che leva l' ala per voglia di volare, e non s' attenta d' abbandonar lo nido, e giù la cala; tal era io con voglia accesa e spenta di dimandar, venendo infino a l' atto che fa colui ch' a dicer s' argomenta.
[85] tree
Non lasciò, per l' andar che fosse ratto, lo dolce padre mio, ma disse: «Scocca l' arco del dir, che 'nfino al ferro hai tratto».
s-185
OldItalian_Dante_Purgatorio-880
Non lasciò, per l' andar che fosse ratto, lo dolce padre mio, ma disse: «Scocca l' arco del dir, che 'nfino al ferro hai tratto».
[86] tree
Allor sicuramente apri' la bocca e cominciai: «Come si può far magro dove l' uopo di nodrir non tocca?».
s-186
OldItalian_Dante_Purgatorio-881
Allor sicuramente apri' la bocca e cominciai: «Come si può far magro là dove l' uopo di nodrir non tocca?».
[87] tree
«Se t' ammentassi come Meleagro si consumò al consumar d' un stizzo, non fora», disse, «a te questo agro; e se pensassi come, al vostro guizzo, guizza dentro a lo specchio vostra image, ciò che par duro ti parrebbe vizzo.
s-187
OldItalian_Dante_Purgatorio-882
«Se t' ammentassi come Meleagro si consumò al consumar d' un stizzo, non fora», disse, «a te questo sì agro; e se pensassi come, al vostro guizzo, guizza dentro a lo specchio vostra image, ciò che par duro ti parrebbe vizzo.
[88] tree
Ma perché dentro a tuo voler t' adage, ecco qui Stazio; e io lui chiamo e prego che sia or sanator de le tue piage».
s-188
OldItalian_Dante_Purgatorio-883
Ma perché dentro a tuo voler t' adage, ecco qui Stazio; e io lui chiamo e prego che sia or sanator de le tue piage».
[89] tree
«Se la veduta etterna li dislego», rispuose Stazio, « dove tu sie, discolpi me non potert' io far nego».
s-189
OldItalian_Dante_Purgatorio-884
«Se la veduta etterna li dislego», rispuose Stazio, «là dove tu sie, discolpi me non potert' io far nego».
[90] tree
Poi cominciò: «Se le parole mie, figlio, la mente tua guarda e riceve, lume ti fiero al come che tu die.
s-190
OldItalian_Dante_Purgatorio-885
Poi cominciò: «Se le parole mie, figlio, la mente tua guarda e riceve, lume ti fiero al come che tu die.
[91] tree
Sangue perfetto, che poi non si beve da l' assetate vene, e si rimane quasi alimento che di mensa leve, prende nel core a tutte membra umane virtute informativa, come quello ch' a farsi quelle per le vene vane .
s-191
OldItalian_Dante_Purgatorio-886
Sangue perfetto, che poi non si beve da l' assetate vene, e si rimane quasi alimento che di mensa leve, prende nel core a tutte membra umane virtute informativa, come quello ch' a farsi quelle per le vene vane.
[92] tree
Ancor digesto, scende ov' è più bello tacer che dire; e quindi poscia geme sovr' altrui sangue in natural vasello.
s-192
OldItalian_Dante_Purgatorio-887
Ancor digesto, scende ov' è più bello tacer che dire; e quindi poscia geme sovr' altrui sangue in natural vasello.
[93] tree
Ivi s' accoglie l' uno e l' altro insieme, l' un disposto a patire, e l' altro a fare per lo perfetto loco onde si preme; e, giunto lui, comincia ad operare coagulando prima, e poi avviva ciò che per sua matera constare.
s-193
OldItalian_Dante_Purgatorio-888
Ivi s' accoglie l' uno e l' altro insieme, l' un disposto a patire, e l' altro a fare per lo perfetto loco onde si preme; e, giunto lui, comincia ad operare coagulando prima, e poi avviva ciò che per sua matera fé constare.
[94] tree
Anima fatta la virtute attiva qual d' una pianta, in tanto differente, che questa è in via e quella è già a riva, tanto ovra poi, che già si move e sente, come spungo marino; e indi imprende ad organar le posse ond' è semente.
s-194
OldItalian_Dante_Purgatorio-889
Anima fatta la virtute attiva qual d' una pianta, in tanto differente, che questa è in via e quella è già a riva, tanto ovra poi, che già si move e sente, come spungo marino; e indi imprende ad organar le posse ond' è semente.
[95] tree
Or si spiega, figliuolo, or si distende la virtù ch' è dal cor del generante, dove natura a tutte membra intende.
s-195
OldItalian_Dante_Purgatorio-890
Or si spiega, figliuolo, or si distende la virtù ch' è dal cor del generante, dove natura a tutte membra intende.
[96] tree
Ma come d' animal divegna fante, non vedi tu ancor: quest' è tal punto, che più savio di te già errante, che per sua dottrina disgiunto da l' anima il possibile intelletto, perché da lui non vide organo assunto.
s-196
OldItalian_Dante_Purgatorio-891
Ma come d' animal divegna fante, non vedi tu ancor: quest' è tal punto, che più savio di te fé già errante, sì che per sua dottrina fé disgiunto da l' anima il possibile intelletto, perché da lui non vide organo assunto.
[97] tree
Apri a la verità che viene il petto; e sappi che, tosto come al feto l' articular del cerebro è perfetto, lo motor primo a lui si volge lieto sovra tant' arte di natura, e spira spirito novo, di vertù repleto, che ciò che trova attivo quivi, tira in sua sustanzia, e fassi un' alma sola, che vive e sente e in rigira.
s-197
OldItalian_Dante_Purgatorio-892
Apri a la verità che viene il petto; e sappi che, sì tosto come al feto l' articular del cerebro è perfetto, lo motor primo a lui si volge lieto sovra tant' arte di natura, e spira spirito novo, di vertù repleto, che ciò che trova attivo quivi, tira in sua sustanzia, e fassi un' alma sola, che vive e sente e sé in sé rigira.
[98] tree
E perché meno ammiri la parola, guarda il calor del sol che si fa vino, giunto a l' omor che de la vite cola.
s-198
OldItalian_Dante_Purgatorio-893
E perché meno ammiri la parola, guarda il calor del sol che si fa vino, giunto a l' omor che de la vite cola.
[99] tree
Quando Làchesis non ha più del lino, solvesi da la carne, e in virtute ne porta seco e l' umano e 'l divino: l' altre potenze tutte quante mute; memoria, intelligenza e volontade in atto molto più che prima agute.
s-199
OldItalian_Dante_Purgatorio-894
Quando Làchesis non ha più del lino, solvesi da la carne, e in virtute ne porta seco e l' umano e 'l divino: l' altre potenze tutte quante mute; memoria, intelligenza e volontade in atto molto più che prima agute.
[100] tree
Sanza restarsi , per stessa cade mirabilmente a l' una de le rive; quivi conosce prima le sue strade.
s-200
OldItalian_Dante_Purgatorio-895
Sanza restarsi, per sé stessa cade mirabilmente a l' una de le rive; quivi conosce prima le sue strade.

Edit as listText viewDependency trees