Universal Dependencies - Italian - VIT

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Insomma molti non sono poveri ufficialmente ma vivono assai vicino alla drammatica soglia.

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Come affrontare il problema?

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La ricetta della commissione Carniti si chiama 'minimo vitale'.

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Si tratta di un assegno pensato per sostenere economicamente i cittadini indigenti sulla scia del 'reddito minimo di inserimento' francese e dell''aiuto sociale' tedesco.

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La commissione suggerisce anche di modificare l'attuale sistema degli assegni familiari: saranno intestati non più al genitore ma direttamente ai figli e ne potranno beneficiare anche i lavoratori autonomi.

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Il governo potrebbe presentare un disegno di legge per introdurre i due nuovi strumenti: il ministro per la famiglia, Adriano Ossicini, ieri nel corso della conferenza stampa, ha sottolineato la necessità di 'profonde modifiche migliorative dell'attuale sistema'.

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Come funzioneranno i due nuovi strumenti di intervento?

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Il sussidio 'minimo vitale' dovrebbe essere di importo pari a quello della pensione sociale (che sostituirebbe) e quindi di quasi 5,5 milioni di lire annui.

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Scomparirebbero anche le pensioni di invalidità.

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L'assegno potrebbe essere integrato a livello locale: regioni e comuni, con fondi propri, potrebbero cioè offrire altre misure di sostegno per affitto, riscaldamento, vestiario e alimentazione.

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L'assegno di 'minimo vitale' sarebbe a carico della fiscalità generale: attraverso un fondo nazionale, analogo a quello sanitario, si trasferirebbero annualmente i fondi necessari dallo stato alle regioni e quindi ai comuni.

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L'assegno per i figli dovrebbe rappresentare una compensazione parziale del costo di allevare la prole.

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L'importo base mensile potrebbe collocarsi tra le 70 e le 90 mila lire per ciascun figlio ed essere riservato ai redditi sotto i 100 milioni.

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Quadro del rapporto 1994 della commissione sulla povertà presieduta da Pierre Carniti grafico: quanto si spende per la sicurezza sociale - dove si concentrano le famiglie povere - su cento italiani residenti quanti sono i poveri?

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I tempi del governo.

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Fini: gli abbiamo rimesso il cerino acceso in mano.

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E i nostri amici si scotteranno le dita ...

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'colloquio Berlusconi - D'Alema.

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Melina tra Polo e Olivo e il voto è più vicino.

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di Riccardo Luna Roma - 'gli abbiamo rimesso il cerino acceso in mano.

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Solo che il cerino si fa ogni giorno più corto e credo che stavolta i nostri amici della sinistra si scotteranno le dita ...

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Parlando con un amico, subito dopo la fine del vertice del polo, Gianfranco Fini ha sintetizzato così il senso della risposta del Centro Destra all'Olivo.

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La sintesi del presidente di AN accredita la sensazione che ieri a Montecitorio sia andato in scena un classico del poker: al 'rilancio' dell'Olivo, il Polo ha risposto 'vedo'.

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E così quando martedì le due delegazioni torneranno ad incontrarsi, non ci sarà più spazio per i bluff.

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Riassunto delle puntate precedenti: all'Olivo che proponeva una riforma elettorale (a doppio turno), il Polo aveva replicato reclamando una riforma istituzionale (presidenziale).

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Allora l'altro ieri l'Olivo ha proposto l'apertura di una fase costituente che molti hanno erroneamente interpretato come una apertura sul presidenzialismo.

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E ieri su questo equivoco il Polo ha cercato di chiudere i giochi.

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Forzatura, distinguo e bacchettata.

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Il Comunicato diramato dopo quasi tre ore di discussione tra i leader del Centro Destra, dietro l'apparente 'soddisfazione' per la proposta dell'Olivo, contiene infatti una forzatura, un distinguo ed una bacchettata che non lasciano ben sperare per l'andamento delle trattative.

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La forzatura, che per semplicità potremmo attribuire alla penna (e ai desideri) dei cristiano democratici Casini, Mastella, D'Onofrio e del popolare Sanza, è l'aver fatto passare l'intera coalizione dell'Olivo per presidenzialista, mentre è il solo Segni ad aver sposato questa opzione ('tutti gli altri', ha ricordato ieri il segretario dei popolari Bianco, 'hanno enormi perplessità').

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'è di grande rilievo politico', inizia infatti il comunicato, 'che l'Olivo abbia accettato la proposta del Polo di varare profonde riforme istituzionali che creino un nuovo modello di stato in senso presidenzialista e federalista.

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Attendiamo di conoscere fin dalla prossima riunione del tavolo delle regole le concrete proposte del centro-sinistra'.

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Il distinguo tra regole e governo, risente invece del punto di vista di AN (quindi di Fini e Tatarella).

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'al tavolo non può trovare spazio', prosegue il comunicato, 'l'individuazione della maggioranza a sostegno del futuro governo e men che meno la durata del medesimo, essendo compito esclusivo del parlamento, dopo le dimissioni del governo Dini, fornire al capo dello stato tutti gli elementi necessari per decidere se sussistano o meno le condizioni per il prosieguo della legislatura'.

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Perciò all'Olivo che propone un 'governo di garanzia' per gestire una fase costituente di due anni, il Polo risponde che la questione del governo non si dibatte al tavolo delle regole.

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Infine, la bacchettata, che è tutta berlusconiana e riflette l'irritazione del proprietario della Fininvest per l'approvazione al senato della legge sul conflitto di interessi e per la paventata approvazione alla Camera di un antitrust per le tv.

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'il Polo rileva la profonda contraddizione dell'Olivo di partecipare al tavolo delle regole e contemporaneamente di varare in parlamento sugli stessi argomenti norme punitive e anticostituzionali'.

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Questo il testo del documento che, con tutta evidenza, è il risultato di una mediazione fra le diverse anime del polo.

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Mediazione particolarmente faticosa se persino Gianni Letta, il soave capo della delegazione del polo al tavolo delle regole, ha riferito di una discussione 'non di maniera e non all'acqua di rose' fra i Cristiano Democratici e i Popolari da una parte e il resto del polo dall'altra.

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Martedì tutti attorno al tavolo.

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Quando infatti nella 'sala delle firme' è iniziato il vertice, Berlusconi era già convinto che l'apertura dell'Olivo fosse solo un modo per prendere tempo.

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Eppure all'ora di pranzo, il leader di Forza Italia era meno diffidente.

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'credo che il dialogo possa continuare', aveva detto entrando al ristorante della Camera.

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Poi un breve colloquio con il segretario del Pds Massimo D'Alema deve avergli fatto cambiare idea.

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È stato poco prima dell'inizio della discussione sulla fiducia al governo.

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Berlusconi ha chiamato D'Alema e i due si sono appartati per una decina di minuti nell'emiciclo sinistro dell'aula.

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A quell'ora D'Alema aveva già concesso un'intervista in cui precisava di non aver affatto abbracciato il presidenzialismo e spiegava di vedere all'orizzonte due sole alternative: o un accordo sulle grandi riforme o un'intesa sulle garanzie per votare subito (par condicio e statuto delle minoranze).

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Perché allora rimettere il cerino nelle mani dell'Olivo?

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Spiega il popolare Sanza: 'perché adesso o quelli del centro-sinistra diventano tutti presidenzialisti, oppure si perdono per strada un alleato come segni ...

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Ora si attende l'incontro tra le due delegazioni fissato per martedì.

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Al tavolo si aggregherà anche il leghista Petrini che finora aveva l'incarico di 'osservatore'.

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Le elezioni sono più vicine?

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'a questo punto la data', ha detto D'Alema ieri sera, 'dipende da Berlusconi'.

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Sviluppi delle trattative in atto tra polo di destra e coalizione di Centro Sinistra dell'Olivo per il raggiungimento di regole e riforme istituzionali comuni prima delle prossime elezioni senza par condicio niente elezioni.

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Tatarella: i trucchi sono vietati'.

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'è stato tutto un equivoco ...

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di Antonello Caporale Roma - 'cosa le posso dire, sarà stato un equivoco.

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abbiamo aperto i giornali, abbiamo letto i titoli, abbiamo capito che l'Olivo voleva fare il presidenzialismo e abbiamo risposto a tema'.

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Onorevole Tatarella, qualcuno di voi sta giocando con carte truccate su questo tavolo ...

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'e perché mai, e chi lo dice?

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'l'Olivo vi accusa di fare come i pesci in barile: loro parlano di patto costituente e voi rispondete col presidenzialismo.

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'e che colpa abbiamo se la loro proposta è interpretata dalla stampa come un'apertura al presidenzialismo?

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Noi non abbiamo avuto la fortuna di conoscere direttamente le loro idee.

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Ci siamo basati sui titoli ...

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'state proseguendo nel cosiddetto gioco del cerino: il cerino passa di mano, nell'attesa di vedere quale dito brucia, chi provoca il voto.

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'se fossi in malafede direi che la loro proposta è stata una provocazione inaccettabile'.

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Ma dal momento che anche lei si iscrive nel registro dei buoni, diciamo che ...

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che è stato un incidente di percorso.

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La verità è che io la penso esattamente come D'Alema, questo tavolo può decidere le cose che realisticamente si possono fare ma con un patto: vietato truccare'.

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D'Alema è doppiogiochista?

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'mi sono già scottato una volta nel fare i nomi e i cognomi.

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Si ricorda dei poteri forti?

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Li elencai, tutti mi bacchettarono.

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Ho imparato la lezione.

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E dunque dico che abbiamo già fatto un buon lavoro comune: ci siamo intesi e abbiamo concordato i criteri di garanzia, il potere di controllo democratico che eserciterà lo schieramento sconfitto dalla prossima prova elettorale.

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Criteri che regoleranno la vita della prossima legislatura.

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Sembra poco?

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A me pare proprio di no, è un grande passo avanti, e dobbiamo imparare a giudicare le cose dandogli il valore che hanno'.

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Null'altro da fare prima del voto.

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'la par condicio'.

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Finalmente si fa capire: ma perché avete iniziato questo balletto sulle riforme costituzionali se nessuno di voi ci ha mai creduto?

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'mettiamola la così: noi crediamo al presidenzialismo e siamo disposti a tracciare una modifica costituzionale partendo da questo assunto.

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Loro vogliono altro, anche se non hanno capito ancora cosa'.

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Quindi martedì prossimo aprirete questo tavolo per l'ultima volta?

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'no, il confronto può proseguire, il tavolo va bene.

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Ma il voto non si decide là, questo è chiaro.

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Il giorno in cui Dini si dimetterà, tutti saranno costretti a dire in parlamento se e in che modo intendono proseguire la legislatura'.

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Voi direte elezioni.

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'e aspetteremo al varco il Pds'.

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Dichiarazioni dell'onorevole di Alleanza Nazionale sugli sviluppi delle trattative in atto con la coalizione di Centro Sinistra dell'Olivo su riforme e regole istituzionali comuni a tutela delle prossime elezioni.

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The Washington Post.

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Italia, democrazia in tilt.

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Dal 1992 l'Italia ha avuto quattro governi di cui solo uno, quello guidato dal magnate televisivo Silvio Berlusconi, uscito da elezioni generali ...

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Il governo Dini ha superato in durata quello di Berlusconi ...

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che cosa ci sarebbe di male se durasse indefinitamente?

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Niente, se la maggiore preoccupazione è la stabilità.

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L'Italia sta vivendo un nuovo boom economico e la crescita del suo pil è la più alta del mondo occidentale.

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E il paese è in pace con sé stesso nonostante la continua incertezza politica.

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Ma se si considera il funzionamento della democrazia, allora c'è spazio per qualche preoccupazione.

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Se si esclude la lista delle priorità fissata dal governo, nessun altro provvedimento viene preso dal parlamento.