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110 A. XXXIII. Dopisy Karla ze Žerotína

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388.

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Vilemu Slavatovi: jest potěšen, že ve zdraví přibyl do Paříže; připomíná mu, aby pro zábavy

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dvorské neodvrátil se od knih a pandekt k novellám jiným než Justinianovým. Dvůr a škola

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špatně se k sobě hodí; dvory zavánějí všelikým zlem. Oznamuje mu některé zprávy rodinné.
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Na Rosicích 26. ledna 1599.

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(Al S' Gulielmo Slavata barone.) Che V $f'= III" ha. condotto a felice fine il
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suo destinato viaggio et doppo diversi travagli e molti difficili passaggi è giunta con
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buona sanità nella città di Parigi m'ha apportato un vero gran piacere et reso parte-
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cipe dell allegrezza et contentezza, che a lei debbe havere recato questo suo desi-
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derato arrivo. Resta a pregare il S" Iddio, che sicome egli ha guidato con la sua
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providenza questa prima parte della sua peregrinatione, cioë l’andare, cosi voglia
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regolare con la gratia sua l'altra parte, cioe lo stare, accioche conservatosi con buona
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salute et impiegato '] tempo honoratamente, possa dar compimento intero a questo
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principiato dissegno et ritornarsi con frutto et con riputatione alla patria.

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La deliberatione, che ha fatto di darsi allo studio, sarà pii presto lodata et
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approvata da me che da quella nobiltà Francese alienissima per natura dalle lettere
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et hora più che mai sotto un re guerriero et pocho amatore di letterati; laonde io
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temo, che venendo esso à darsi da conoscere et gustare la dolcezza dell ocio et de
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piaceri della corte, pocho a pocho si alienarà con l'animo dagli libri et si ritirari
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dalle pandecte et dal codice, volgendosi pin presto alle novelle, ma non Giustinianee.

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S" mio, io conosco la Francia, nella quale io ho speso una parte de miei
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migliori anni, et so, quanto vi regna il piacere, il diletto, gli spassi, la lussuria, et
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quante occasioni vi sono a pervertire ogni soggetto per modesto et per regolato che
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sia; ilche io non dico per sospetto che habbia di lei, che non si lasci andare del
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tutto a va l’aqua, ma per pruova di me stesso, ilquale quantunque desiderosissimo
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Wimparare, non potói pero: far tanto che non mi ci fermassi a mezzo corso. La na-
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tura humana e tale che sempre s'appiglia il peggio et per l’ordinario si lascia andare
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alle occasioni; et però il proverbio ci commanda che volendo fuggire il peccato, fug-
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siamo loeccasione, con la quale possiamo dar de piedi in quello, perchè la fragilità
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nostra e tale, che con ogni minimo aiuto trabocchiamo dalla verti al vitio, quanto
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piü all'ecio et piacere, quale quantunque non sia tenuto per verti, non à perd cono-
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sciuto da ogniuno per vitio.

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Questa la cagione che fin da principio io la consipliái che volendo darsi
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tutto a studiare, fuggisse Parigi, et gli proposi Burges et Orleans, luoghi più oppor-
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tuni et pià rimoti dallo strepito della corte; imperoché le corti et le schole male si
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convengono insieme et rare volte si vederà un letterato cortegiano o un cortegiano
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letterato, perché le corti d'hoggidi non sono piü alberghi di verti come solevano gia
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essere, ma per lordinario sentine d'impietà et d'ogni male. [o scrivo liberamente


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