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Fol. 38b
latrone nell’ Inghilterra che non potendo convocare esserciti assoldö
argumenti Giuvanni Vicleffo fü il suo nome parrocchiano, che in-
furiato per la repulsa di un vescovado intimö sopra la catrede (sic)
scommunicate un saccho universale a tutti i tesori ecclesiastichi
costui dannato dalla Britania in un sinodo dalla Francia, in una
università da Roma, in uno concilio, terminó con morte repentina
quella vita, che era debita al supplicio, peró quaranta anni doppd
sen' abbneggiarono l'ossa e i libri volendo la patria offesa estin-
gnere con quel fuoco l'infamie participate.
Capo 3.?
Ma troppo importavano al diavolo quelle scritture che recondu-
cevono tosto dalla regia alla capanna, e caciavono il sacerdotio
nella mendicità Ne rapi alcune copie con le mani di Girolamo da
Praga che all'hora studente in Oxonia le portó ad appestare con le
prime heresie la Germania fino all'hora immaculata. L'interprete pri-
mario di queste bestemie fü ne i polpiti di Praga Giov. Hus col
quale il sopradetto Girolamo si confederó coppia di demonii che
con ostentatione di santimonia si transfigurava in coppia d'angeli.
Non per questo le riuscì di ingannare lo Spirito santo presidente
nel concilio di Costanza. Qui furo no prima uditi, e poi condennati
i due sedutori / e vi meritarono nell’ ostinatione impenitente per pre-
ludio del fuoco sempiterno, il fuoco del carnefice. Hora chi lo cre-
derebbe! Una impietà, tanto sfrontata trovò moltitudine di heredi nella
Boemia sedotta, dove fino a i nostri tempi hanno acquistato il nome
e il terrore alla factione Hussita, non meno le battaglie che le sce-
leraggini. Questo Vicleffo, che parla ne suoi sequaci ben che morto
sprigionisi per hora nelle nostre meditationi dell’ inferno, e faccia
sentire con eloquenza anco imprestata le sue calunnie. Vorei che
in questo campo egli le schierasse con tale apparenza, che l'im-
pietà nel vederle le giudicasse inespugnabili e pronosticasse loro
accanti al conflitto il trionfo. Non deve negarmisi questa licenza
dalla devotione scropulosa. Soprabbondano forze aluero, ne sarebbe
riputatione della causa cattolica il contraporle ad argumenti Ó deboli
in sustanza, o disarmati di facondia, Egli dunque comincia cosi:
Cap[o] 49.
„Le decime del sacerdotio sono latrocinii di avaritia i populi
ci mettono la robba, et i clerici ci perdono l'anima*. O, mercanti di
evangelio con trafico di sacramenti, e quando verrà fuori di Roma
quell' editto scommunichi, quelle parole condennatrici del costume
ecclesiastico: ,Gratis accepistis, gratis date*. Superfluità tanto inte-
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