it-isdt-train-doc7
Universal Dependencies - Italian - ISDT
Language | Italian |
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Project | ISDT |
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Corpus Part | train |
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Annotation | Bosco, Cristina; Lenci, Alessandro; Montemagni, Simonetta; Simi, Maria |
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S'ignora anche perché, poco dopo la sua morte, venisse già chiamato «della Francesca», anziché «di Benedetto» o «de' Franceschi», ma la congettura del Vasari che abbia preso il cognome dalla madre è inattendibile. Egli apprese i primi rudimenti della pittura da Antonio d'Anghiari, non solo attivo a Sansepolcro, ma anche abitante della cittadina, come attesta il 27 maggio 1430 il pagamento dei dipinti delle insegne del Comune e del governo papale sopra la porta delle mura. Gli fu affidata anche la pala della chiesa di San Francesco e altri documenti confermano che Piero fu suo assistente, ma è difficile determinare le conseguenze di quel discepolato, dal momento che di Antonio non si conserva alcuna opera. Più importante, nella formazione di Piero, è la venuta a Firenze forse già intorno al 1435: La pittura luminosa di Domenico e quella moderna e vigorosa di Masaccio non furono senza conseguenze nella formazione del giovane Piero. Secondo il Vasari, lavorò con Domenico anche a Loreto nella chiesa di Santa Maria al «principio di un'opera nella volta della sagrestia; ma perché, temendo di peste, la lasciarono imperfetta», fu successivamente compiuta da Luca Signorelli. La prima sua opera che ci è conservata è la Madonna col Bambino, già nella fiorentina Collezione Contini Bonacossi, un tempo creduta opera di Leonardo e attribuita per la prima volta a Piero nel 1942 da Roberto Longhi, da far risalire agli anni 1435-1440, durante i quali era ancora collaboratore di Domenico Veneziano. Nel verso della tavola è dipinto un vaso, quasi una esercitazione prospettica. Nel 1442 risulta nuovamente abitante a Borgo Sansepolcro dove, l'11 febbraio del 1445 ricevette dalla Confraternita della Misericordia la commissione del polittico per l'altare della chiesa: il contratto prevedeva il compimento dell' opera in tre anni e la sua completa autografia, oltre all' obbligo di controllare ed eventualmente restaurare il dipinto nei dieci anni successivi. In realtà, la stesura del polittico si protrasse, con intervento di un allievo non identificato, per più di 15 anni, come dimostra un pagamento al fratello Marco di Benedetto, per conto di Piero, effettuato nel 1462 dalla Confraternita, che nel XVII secolo scompose il polittico che perdette l'originaria cornice.
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