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Universal Dependencies - Italian - ISDT

LanguageItalian
ProjectISDT
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AnnotationBosco, Cristina; Lenci, Alessandro; Montemagni, Simonetta; Simi, Maria

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s-1 La linea Yamanote (山手線, Yamanote-sen) è una linea ferroviaria suburbana di Tokyo, a scartamento ridotto, posseduta e gestita dalla compagnia East Japan Railway Company (facente parte del gruppo JR Group).
s-2 Con i suoi quasi 4 milioni di utenti al giorno (poco meno dell' intero sistema di trasporti di New York), la Yamanote si pone come una delle linee metropolitane più grandi del mondo.
s-3 Il percorso della Yamanote funge da circolare per la città di Tokyo e disegna un anello intorno al centro della città, incrocia buona parte delle altre linee dei trasporti di Tokyo, che sono più di 50.
s-4 I convogli della Yamanote sono facilmente riconoscibili per via del loro caratteristico colore grigio con finiture verdi.
s-5 Durante il percorso il treno compie un anello attorno ai quartieri centrali della città di Tokyo.
s-6 La linea è dotata di doppio binario e questo consente ai convogli di correre in entrambe le direzioni contemporaneamente;
s-7 ognuno dei due binari è utilizzato per un solo senso di marcia.
s-8 Il primo treno parte alle 4:30 del mattino, l'ultima corsa è effettuata alle 1:20 di mattina ed è molto trafficata perché molti giapponesi la usano dopo aver concluso la propria serata in città.
s-9 All' ora di punta ci sono treni ogni 2 ' 30 'in entrambe le direzioni, l'intero tragitto impiega un periodo che varia dai 61 ai 64 minuti.
s-10 I treni sono dotati di aria condizionata e di piccoli video LCD da 15 ', posti a intervalli regolari di spazio sopra i finestrini, che intrattengono i passeggeri con notizie di attualità e consigli pubblicitari.
s-11 Sopra le porte sono presenti dei display con delle schermate che mostrano il percorso del treno, la stazione in cui si sta per arrivare con il tempo mancante, le possibili coincidenze e il lato del veicolo da cui si apriranno le porte.
s-12 Ognuna di queste schermate alterna la lingua giapponese (in hiragana e kanji) all' inglese, inoltre poco prima di ogni fermata si viene avvisati da uno speaker che avvisa i passeggeri nelle stesse lingue dei display.
s-13 Il tratto più trafficato della linea è il tratto Shinjuku-Ikebukuro.
s-14 Shinjuku è la stazione più trafficata del mondo, e Ikebukuro la seconda per grandezza in tutto il Giappone.
s-15 Il servizio sulla linea fa uso di treni serie E231 composti da 11 carrozze introdotti gradualmente a partire dall' aprile 2002.
s-16 Questi convogli hanno sostituito i precedenti treni serie 205, che furono introdotti nel 1985 e dismessi definitivamente nell' aprile del 2005.
s-17 In precedenza il servizio era eseguito tramite treni serie 103 che furono dismessi nel 1988.
s-18 La linea Yamanote ebbe origine nel 1885, per opera delle Ferrovie del Governo del Giappone, con la costruzione di un tratto della Linea Shinagawa tra la stazione di Shinagawa e la stazione di Akabane.
s-19 Le due linee furono fuse nel 1909 al termine dei lavori di elettrificazione prendendo il nome Yamanote.
s-20 All' epoca della fusione delle due linee l'anello non era completo e per questo i convogli dovevano percorrere dei tragitti lungo la Linea Principale Chūō e la Linea Keihin-Tōhoku, viaggiando da Nakano alla stazione di Tokyo per poi percorrere la linea Yamanote fino a Tabata.
s-21 Nel periodo precedente alla seconda guerra mondiale il Ministro per le Ferrovie non permise che nuove linee private attraversassero la Yamanote per arrivare nei quartieri centrali.
s-22 Questa politica portò allo sviluppo di importanti centri economici vicino alle stazioni situate in quartieri all' epoca periferici.
s-23 La Linea Yamanote cominciò ad avere la forma attuale nel 1956, quando vennero separati i tratti in comune con la Linea Keihin-Tōhoku e fu dotata di un proprio segmento autonomo nel lato ad est dell' anello (tra Shinagawa e Tabata).
s-24 Nonostante questo la Yamanote continuò ad utilizzare sporadicamente i tratti della Linea Keihin-Tōhoku, soprattutto nei periodi di punta del traffico pendolare ferroviario.
s-25 Nel 1988 vennero inaugurati dei servizi rapidi sulla Linea Keihin-Tōhoku e per questo la Yamanote smise di utilizzarla .
s-26 Nel 1967, in seguito ad un boom dei trasporti merci sulla linea, fu deciso di spostare il trasporto di merci sulla Linea Musashino.
s-27 Per far fronte all' incapacità della Linea Musashino di trasportare tutte le merci richieste venne utilizzata anche la Linea Saikyō e la Linea Shōnan-Shinjuku.
s-28 Nel 2005, La Linea Yamanote trasportava una media di 3,55 milioni di passeggeri ogni giorno, complessivamente 1,3 miliardi di passeggeri l'anno.
s-29 Questi dati la rendono la linea ferroviaria più usata del mondo.
s-30 'Yamanote' letteralmente significa 'nell' entroterra, ai piedi delle colline', ed è un termine usato per distinguere questo tipo di territori da quelli vicini al mare.
s-31 La parola consiste testualmente dei tre morfemi giapponesi yama 'montagna', no suffisso genitivo, te 'mano', quindi 'mano della montagna'.
s-32 山手 può essere pronunciato anche yamate, come in Yamate-dōri (Strada Yamate) che corre parallela al lato ovest della Linea Yamanote.
s-33 Anche la Linea Seishin-Yamate a Kobe e l'area Yamate di Yokohama usano questa pronuncia.
s-34 Dopo la seconda guerra mondiale, il Comandante supremo delle forze alleate ordinò che i nomi di tutti i treni venissero romanizzati, e la Yamanote fu romanizzata in 'LINEA YAMATE'.
s-35 Mantenne entrambe le denominazioni fino al 1971, quando le Ferrovie Nazionali Giapponesi scelsero di adottare la vecchia pronuncia di 'Yamanote', questo per evitare di fare confusione con la stazione di Yamate della Linea Negishi di Yokohama, nella stessa regione della Linea Yamanote.
s-36 Alcuni anziani del posto tuttavia continuano ad indicarla frequentemente come 'Linea Yamate'.
s-37 Questo ampio percorso metropolitano è entrato nell' immaginario visivo degli otaku grazie a serie di manga ed anime come City Hunter (il protagonista accetta i propri incarichi su una lavagnetta della stazione di Shinjuku della Yamanote), X (la linea è una delle barriere magiche che proteggono la città dalla distruzione) o Death Note (il protagonista si serve della Yamanote per attuare uno dei suoi piani).
s-38 Gli amanti di videogiochi possono addirittura condurre virtualmente un treno della Yamanote grazie alle popolari serie di simulazione di guida di treni ongakukan (per PC e console domestiche) e Densha De Go! (per sale giochi).
s-39 Il progetto segnò l'inizio dell' era spaziale italiana che, con il lancio del San Marco 1 il 15 dicembre 1964, portò l'Italia ad essere la terza nazione a inviare un satellite artificiale in orbita dopo Unione Sovietica e Stati Uniti.
s-40 Gli enti preposti al programma furono la NASA per gli USA e il Centro di Ricerche Aerospaziali (CRA), oggi noto come Centro di Ricerca Progetto San Marco, dell' Università degli Studi di Roma 'La Sapienza'.
s-41 Ideatore e padre del progetto fu il prof. Luigi Broglio il quale riuscì a coinvolgere il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) e l'Aeronautica Militare Italiana.
s-42 Il programma prevedeva la firma dei protocolli d'intesa per la cessione da parte della NASA del razzo vettore Scout, la progettazione del satellite San Marco, la sua costruzione in 8 esemplari, l'approntamento di una base missilistica, l'addestramento dei tecnici coinvolti a Wallops Island in Virginia, le prove in laboratorio e infine la messa in orbita dei satelliti.
s-43 L'interesse dell' Italia nella ricerca nelle scienze aerospaziali si delineò già a partire dagli anni '50.
s-44 Nel 1956, due anni dopo l'istituzione della prima cattedra di Ingegneria Aerospaziale a Roma, il Segretario Generale dell' Aeronautica Militare conferì a Luigi Broglio l'incarico di sviluppare nuovi studi sui razzi per aprire appunto la strada alle attività aerospaziali italiane.
s-45 Broglio procedette con la campagna di ricerca 'Nube di Sodio' nella quale vennero impiegati i vettori statunitensi Nike ottenendo diversi successi.
s-46 Nel mese di aprile dello stesso anno inoltre durante la riunione a Firenze del Comitato per la Ricerca Spaziale (COSPAR), Broglio ebbe occasione di discutere del progetto, seppur informalmente, anche con alcuni ufficiali della NASA invitando la stessa a contribuire con la fornitura di un razzo vettore e l'addestramento del personale italiano al suo utilizzo.
s-47 Il 31 agosto 1961, il Governo Italiano approvò ufficiosamente un programma spaziale triennale, in seguito conosciuto come Progetto San Marco, presentato da Luigi Broglio, in qualità di presidente della Commissione per le Ricerche Spaziali (CRS), e da Giovanni Polvani, presidente del CNR.
s-48 L'approvazione del Governo permetteva a Broglio di negoziare con la NASA un accordo per definire i rispettivi contributi.
s-49 Nell' ottobre del 1961 il Governo Italiano presenta la sua approvazione ufficiale.
s-50 Ideatore e padre del progetto comunque rimaneva il prof. Luigi Broglio al quale è da attribuire la responsabilità del coinvolgimento nel programma del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) e dell' Aeronautica Militare Italiana, per la quale era in servizio al tempo come colonnello.
s-51 Il documento che per la prima volta stabilì i campi di competenza delle due nazioni in maniera ufficiale venne firmato a Ginevra il 31 maggio 1962 dai rappresentanti della Commissione Spaziale Italiana del CNR, il prof. Luigi Broglio, e della NASA, il dr. H. L. Dryden.
s-52 Il memorandum d'intesa articolava il programma di collaborazione in tre fasi:
s-53 la prima prevedeva la prova della strumentazione scientifica del satellite, la seconda fase avrebbe visto il lancio in orbita di un prototipo definitivo dal Poligono di Wallops Island mentre con la terza fase sarebbe stato lanciato un satellite scientifico con la strumentazione necessaria agli esperimenti sulla alta atmosfera e sulla ionosfera.
s-54 L'avanzamento del progetto dipendeva dal mutuo accordo tra le parti che si impegnavano a divulgare liberamente le informazioni ottenute e a non scambiarsi qualsivoglia ammontare di denaro.
s-55 Questo memorandum tuttavia, per quanto ufficiosamente approvato dai Governi Italiano e Statunitense, avrebbe dovuto avere la definitiva approvazione del Ministro degli Affari Esteri e del Dipartimento di Stato degli USA.
s-56 La nascita ufficiale del progetto avvenne il 7 settembre 1962 a Roma quando l'allora Ministro degli Esteri italiano Attilio Piccioni e il Vice Presidente statunitense Lyndon B. Johnson firmarono l'accordo.
s-57 Ottenuta la legittimazione ufficiale all' inizio del progetto il Governo Italiano emana la legge speciale 123 per un finanziamento di 4,5 miliardi di lire da suddividersi in tre anni.
s-58 Con la firma dell' accordo tra i governi italiano e statunitense ebbe inizio l'addestramento degli ingegneri aerospaziali italiani.
s-59 Furono infatti 70 i tecnici e ingegneri ad essere inviati negli USA tra il 1962 e il 1964 presso il Goddard Space Flight Center (GSFC), il Langley Research Center (LRC), la conglomerata Ling Temco Vought (LTV) e il poligono della NASA di Wallops Island con lo scopo di specializzarsi nella progettazione dei satelliti, nel montaggio e bilanciatura dei razzi vettori e nelle tecniche di lancio.
s-60 Nei primi mesi del 1963 il CRA istituì presso l'Aeroporto dell' Urbe una struttura per simulazioni aerodinamiche e termiche delle fasi di lancio e rientro nell' atmosfera.
s-61 I laboratori di via Salaria vennero dotati a questo scopo di impianti che includevano:
s-62 un simulatore composto da una camera di 3 metri di diametro, una sorgente solare e un sistema di vuoto in grado di raggiungere 10-7 mmHG, uno shaker elettrodinamico capace di generare forze fino a 50.000 N a frequenze comprese tra i 10 e i 1.500 Hz e infine macchine operatrici in orizzontale e verticale per il bilanciamento statico e dinamico dei satelliti e dei loro carichi.
s-63 Il CRA costruì nel medesimo periodo sei satelliti prototipo e due di questi vennero lanciati tramite razzi sonda dalla Wallops Flight Facility in voli suborbitali rispettivamente il 21 aprile e il 2 agosto 1963.
s-64 I dati ottenuti, nonostante le difficoltà tecniche incontrate nel primo volo, permisero di ampliare le conoscenze sulla densità dell' atmosfera tra i 100 e i 130 km di altitudine.
s-65 Gli stessi dati vennero resi pubblici il maggio dell' anno seguente alla settima Assemblea Generale del COSPAR.
s-66 Nel dicembre del 1963 inoltre lo stesso CRA diretto da Broglio iniziò la costruzione della Base di Lancio San Marco riadattando una piattaforma petrolifera usata in precedenza dall' ENI.
s-67 Il complesso prevedeva la piattaforma di lancio Santa Rita, in onore della santa degli impossibili, e la nave Pegasus sulla quale era disposta la strumentazione necessaria al coordinamento dei lanci e per la telemetria.
s-68 Il collaudo della struttura di lancio avvenne tra il 25 marzo e il 2 aprile 1964 per mezzo di razzi vettori Nike Apache costruiti in Italia che servirono principalmente a verificare la compatibilità delle strumentazioni a terra e con quelle per la telemetria a bordo dei satelliti.
s-69 La decisione di impiegare razzi vettori Nike venne appoggiata dal CRA ormai forte dell' esperienza acquisita nel loro allestimento e utilizzo grazie al programma di ricerca 'Nube di Sodio' autorizzato già nel 1956.
s-70 Il secondo e il terzo esperimento infatti portarono come carico proprio il materiale per gli esperimenti sul comportamento del sodio ad alta quota.
s-71 La seconda fase del progetto vide il suo apice il 15 dicembre 1964 alle 20:24:0 UTC quando venne lanciato con successo il San Marco 1 dalla base della NASA di Wallops Island da una squadra italiana e venne posto in orbita con un perigeo di 198 km e un apogeo di 856 km.
s-72 Il San Marco divenne così il primo satellite ad essere interamente costruito e lanciato da una nazione dell' Europa Occidentale.
s-73 Il satellite si presentava come una sfera di 66 cm di diametro e pesava non meno di 115 kg.
s-74 Gli obiettivi della missione erano la misurazione della densità atmosferica tra i 180 e i 350 km di altitudine e l'esecuzione di esperimenti sulla ionosfera terrestre messi a punto dal Centro Microonde di Firenze diretto dal professor Nello Carrara, collaboratore di Luigi Broglio presso il CRS.
s-75 Un gruppo di esperti della NASA coinvolti nel Progetto San Marco si riunì il gennaio 1965 per verificare l'avvenuto raggiungimento degli obiettivi preposti e concluse che tutti erano stati conseguiti con pieno successo e un elevato standard di eccellenza.
s-76 Broglio presentò i risultati scientifici preliminari degli esperimenti sulla densità terrestre all' ottava riunione del COSPAR tenutasi a Buenos Aires nel maggio del 1965 mentre i risultati finali furono resi pubblici il maggio del 1966 a Vienna durante la riunione del COSPAR successiva.
s-77 Il successo della missione e l'acclamazione internazionale tuttavia non sembrarono sufficienti a mantenere il ruolo di importanza primaria del Progetto e dei finanziamenti conseguenti.
s-78 A causa infatti delle difficoltà incontrate dalla ESRO, dalla ELDO e dell' andamento negativo dell' economia italiana nella metà degli anni 1960, il Progetto San Marco rischiava di interrompersi proprio all' apice della sua vita.
s-79 La situazione costrinse Broglio a tentare di associare al programma nazionale il contributo italiano all' ELDO, che a quel tempo rappresentava la quota principale della spesa nazionale sul soggetto.
s-80 A questo scopo propose che una somma pari al 30% dei finanziamenti all' ELDO fosse destinata ai programmi nazionali (non già al solo Progetto San Marco), ma incontrò una forte opposizione da parte dell' industria italiana, principalmente da parte di FIAT e altre società membri della Compagnia Italiana Aerospaziale (CIA) già coinvolte nello sviluppo dei razzi Europa 1 e 2 dell' ELDO.
s-81 Non trovando risposta alla loro iniziativa Broglio e altri membri del CRS iniziarono a coinvolgere nel progetto società aerospaziali che non facevano parte dell' ELDO e non erano rappresentate nella CIA formulando un programma nazionale più ampio.
s-82 Tra le nuove proposte del progetto erano inclusi inoltre l'ampliamento della base spaziale in Kenya e il proseguimento della ricerca da parte di diverse università.
s-83 Il conseguimento degli obiettivi del San Marco 1 sullo studio dell' alta atmosfera permise di procedere al completamento della Piattaforma San Marco e al suo impiego.
s-84 Il CRA e la NASA raggiunsero gli accordi definitivi per questa terza fase nel 1965 mentre il CRA provvedeva alla firma di un contratto di fornitura con la LTV per un razzo Scout Mark II e l'equipaggiamento necessario a terra.
s-85 Il 29 aprile 1965 papa Paolo VI pronuncia la benedizione del progetto rivolgendosi al gen. Luigi Broglio, agli ingegneri e tecnici del CRA.
s-86 La protezione celeste era già stata ricercata da Broglio nominando il progetto in onore di San Marco, santo patrono della sua città natale e dei marinai e il discorso favorevole del papa accentuò ancor più l'avvicinamento della Chiesa Cattolica al progetto e alle sue imprese.
s-87 Nel frattempo alla Base di lancio in Kenya venne aggiunta la nuova piattaforma San Marco, precedentemente impiegata dall' esercito statunitense e riadattata per il lancio di satelliti nel porto di La Spezia, ad una distanza di circa 600 metri dalla Santa Rita dalla quale sarebbero svolte le attività di controllo.
s-88 Gli oneri relativi all' utilizzo e alla manutenzione della piattaforma vennero finanziati dal Governo Italiano con la legge 422 per un importo totale di 2,2 miliardi di lire da impiegarsi anche per il completamento del Progetto San Marco.
s-89 Broglio ottenne inoltre il trasferimento della gestione del progetto dal CNR all' Università di Roma facendo che lo stesso fosse completamente sotto il suo controllo.
s-90 In forza di ciò, Broglio iniziò direttamente le trattative con la NASA per il lancio di satelliti scientifici statunitensi dalla Piattaforma San Marco.
s-91 Nella metà di aprile 1967 l'assemblaggio del razzo vettore e del satellite San Marco 2 furono completati e si procedette ai test necessari prima del lancio.
s-92 Il 26 aprile alle ore 10:04 UTC il personale specializzato del CRA lanciò il San Marco 2 dalla Base Progetto San Marco, assistito da membri del Langley Research Center, della base di Wallops Island, del GSFC e della LTV.
s-93 Il satellite entrò con successo in orbita equatoriale ellittica, caratterizzata da un perigeo di 218,46 km e da un apogeo di 748,91 km.
s-94 La missione prevedeva sperimentazioni sulle variazioni di piccola scala della densità atmosferica e sulle irregolarità della densità di elettroni nella zona equatoriale.
s-95 La loro conclusione avvenne con successo rispettivamente il 26 giugno e il 15 luglio 1967.
s-96 Il satellite rimase perfettamente operativo fino al suo rientro, avvenuto il 14 ottobre 1967 dopo 171 giorni di permanenza nello spazio e 2680 orbite.
s-97 Nel maggio del 1968, Broglio, prima ancora che fosse conclusa l'elaborazione dei dati ottenuti dalla missione, presentò i risultati preliminari alla nona assemblea del COSPAR tenutasi a Tokyo.
s-98 Il 18 febbraio 1969 infatti, il rettore dell' Università degli Studi di Roma Pietro A. D'Avack e l'amministratore della NASA Thomas Paine firmarono il memorandum d'intesa che stabiliva le condizioni in base alle quali sarebbero stati forniti i finanziamenti a titolo di rimborso delle spese di lancio e attività associate di satelliti NASA dal Poligono di lancio San Marco.
s-99 L'accordo prevedeva la conferma formale di entrambi i governi.
s-100 L'ambasciatore degli Stati Uniti, Gardner Ackley, comunicò la conferma il 30 aprile 1969 mentre il Governo Italiano comunicò la propria accettazione il 12 giugno dello stesso anno tramite l'ambasciatore Gian Vincenzo Soro.

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